Pavimentazione dopo l’intervento di restauro

Il restauro di una pavimentazione in opus sectile del Ninfeo con Tempio di Venere a Villa Adriana

Nell’area nord di Villa Adriana, salendo dal Teatro Greco verso il Pecile, si incontra la grande sostruzione del Ninfeo con Tempio di Venere. Il Ninfeo è costituito da una spianata semicircolare occupata al centro da un tempietto rotondo, identificato come Tempio di Venere in seguito al ritrovamento, nel 1956, di una statua di Venere Cnidia. La tholos è circondata da un portico semicircolare sul quale si aprono due esedre che completano il complesso. Ad indicare come questo fosse un ambiente destinato alla frequentazione dell’imperatore vi è la presenza di resti di pregiate decorazioni pavimentali, nel portico semicircolare e nelle esedre, in opus sectile (tecnica che prevedeva l’accostamento di lastrine composte da materiali lapidei di varia natura, chiamate crustae, tagliate in forme geometriche e giustapposte in modo tale da comporre, mediante il contrasto cromatico, motivi decorativi più o meno complessi).

Proprio i sectilia pavimenta dell’area sono stati oggetto dello studio e del conseguente lavoro di tesi abilitante in conservazione e restauro del dott. Mattia Pascarella (laureato presso l’Accademia di Belle Arti L’Aquila).

Il restauro vero e proprio è stato preceduto da un complesso e minuzioso lavoro di studio e raccolta di documentazione sulla storia conservativa dei manufatti, da una analisi dello stato di degrado dei materiali e degli interventi precedenti e da una ampia documentazione fotografica con rilievo fotogrammetrico. L’intervento si è concentrato su un’area di pavimentazione del corridoio, decorato con un motivo composto da rettangoli e quadrati listellati disposti ad isodomo, in ardesia e giallo antico, sottoposto a un precedente restauro verosimilmente negli anni Cinquanta.

La pavimentazione presentava un degrado molto avanzato, con fratturazioni, scagliature e distacchi, in particolare a carico delle lastre in ardesia, materiale per sua natura piuttosto delicato. La lettura della decorazione era fortemente compromessa dalla presenza di notevoli depositi incoerenti, sia sulle crustae che sulle malte di preparazione a vista, ma soprattutto da una patina biologica, di natura soprattutto lichenica, estesa e di notevole spessore.

L’intervento ha quindi previsto una preliminare e indispensabile rimozione dei depositi terrosi da tutte le superfici, seguita dalle operazioni di disinfezione, operate ad impacco, mediante uso di biocida naturale a base di olii essenziali, non tossico ed ecocompatibile.

Successivamente a questa fase, che ha riportato in luce le superfici dei materiali costitutivi, è stata effettuata una pulitura con impacchi di sali inorganici sugli elementi lapidei e una delicata rimozione dei depositi semi-coerenti sulle malte degli strati preparatori a vista, mediante acqua deionizzata e tensioattivo.

I consolidamenti di profondità sono stati eseguiti utilizzando premiscelati idraulici a bassissimo contenuto salino; il consolidamento superficiale ha previsto l’uso di una dispersione acquosa di nanoparticelle di silice amorfa, per una maggiore compatibilità con la natura silicatica dell’ardesia.

Le malte utilizzate nell’intervento del secolo scorso, molto compatte e tenaci, sono state rimosse quanto più possibile; nei casi in cui queste risultavano ancora ben adese alle crustae si è deciso di non rimuoverle, per evitare dannose sollecitazioni alle fragili lastre in ardesia.

Sono stati eseguiti incollaggi nei casi di distacchi e scagliature, operando ove necessario dei preliminari rilievi a contatto per garantire poi la corretta ricomposizione ed il ricollocamento puntuale degli elementi costitutivi.

La fase di stuccatura e reintegrazione, trattandosi di materiali policromi, è stata particolarmente interessante e ha previsto una propedeutica produzione di diverse prove di malta a base di calce idraulica naturale e aggregati selezionati, al fine di individuare le ricette più appropriate. In questo modo è stato possibile restituire una unità di lettura alla pavimentazione, mantenendo criteri di compatibilità e riconoscibilità dell’intervento.

In vista della stagione invernale l’area è stata poi coperta con protezione temporanea a contatto impermeabile e traspirante, per minimizzare l’impatto di piogge e gelate.

L’intervento di restauro è stato rilevante sia per restituire leggibilità ad una decorazione che da molto tempo non era più visibile e percepita dai visitatori, sia in quanto si è posto come “cantiere pilota”, propedeutico all’estensione di una progettazione di restauro sul resto delle decorazioni pavimentali dell’area.

Oltre a ciò, l’attività di studio condotta nell’ambito del lavoro di tesi ha visto una fase di sperimentazione e confronto di biocidi naturali a base di olii essenziali per la devitalizzazione di patine biologiche complesse caratterizzate soprattutto da licheni (annosa problematica in aree archeologiche). Inoltre, durante l’approfondimento delle tecniche esecutive, sono emerse interessanti novità sui moduli decorativi della pavimentazione delle esedre. Entrambi gli argomenti saranno a breve oggetto di pubblicazione.

 

Villa Adriana, 2021/2022