THE CIRCULAR INSTITUTE
L’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este – Villae, nell’ambito del progetto THE CIRCULAR INSTITUTE, ha messo nuovamente in atto, a partire dal mese di maggio, la rotazione dei materiali archeologici dei depositi esposti al primo livello dei Mouseia di Villa Adriana.
L’iniziativa riguarda una significativa e pregevole opera scultorea, visibile durante l’orario di apertura del sito e illustrata da un apparato informativo: si tratta di un ritratto di Giulia Domna della prima età severiana (fine II – inizi III sec. d.C.) in marmo bianco, proveniente dalla stessa Villa Adriana.
Il volto pieno è dominato dai grandi occhi con pupille incise, zigomi alti e bocca sottile, caratteri fisionomici caratteristici dell’iconografia di Giulia Domna, seconda moglie dell’imperatore Settimio Severo, salita al potere nel 193 d.C. all’età di trentasei anni.
Giulia Domna adotta nel primo periodo di regno una pettinatura voluminosa, costituita da ciocche ondulate e rigonfie, che incorniciano completamente il volto e si raccolgono posteriormente in un’ampia crocchia a tartaruga. L’acconciatura è in realtà una vera e propria parrucca, come indicano, oltre al trattamento dei contorni della voluminosa capigliatura, alcuni particolari: l’attacco dei capelli naturali in corrispondenza della scriminatura centrale e le due sottili ciocche a virgola sulle guance, che fuoriescono dall’acconciatura posticcia.
Attraverso il progetto THE CIRCULAR INSTITUTE, le Villae intendono favorire la fruizione del proprio patrimonio archeologico e garantire al pubblico la conoscenza di materiali spesso inaccessibili. L’iniziativa prevede infatti che periodicamente vengano presentati ai visitatori nuovi reperti che, pur facendo parte delle collezioni dell’Istituto, non sono in esposizione permanente.
“I nostri siti – dichiara Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto – nella loro immortale e fragile bellezza rinascono continuamente nella proposta culturale, puntando sull’inestimabile patrimonio archeologico di cui sono custodi e depositari e riscoprendosi così sempre nuovi alla sensibilità contemporanea.”