Adrian Paci è il vincitore di Metamorphosis (Villa d’Este 2022)

 

     

Adrian Paci, con Centro di permanenza temporanea (2007), è il vincitore del premio Metamorphosis, primo appuntamento dedicato alla videoarte di Villae Film Festival, evento organizzato dall’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este – VILLÆ e dall’Associazione Culturale Seven. Il riconoscimento consiste tra l’altro nella possibilità da parte dell’artista di girare un suo cortometraggio all’interno delle VILLÆ, contesto creativo d’eccezione.

Ad annunciare il vincitore è Andrea Bruciati, storico dell’arte e direttore dell’Istituto tiburtino, nell’ultima serata della quarta edizione della prestigiosa rassegna cinematografica Villae Film Festival.

Dodici le opere esaminate:  YURI ANCARANI, Baal, 2007; ELISABETTA BENASSI, You’ll never walk alone, 2000; SIMONE BERTI, Luce, 1993; ALEX CECCHETTI e CHRISTIAN FROSI, Attraversamento del ponte di Millau, 2005; PAOLO CHIASERA, Lo scoglio alto, 2005; MICHAEL FLIRI, Come out and play with me, 2003; MARZIA MIGLIORA, Efi, 2003; OTTONELLA MOCELLIN e NICOLA PELLEGRINI, Hurt so good, 1999; ADRIAN PACI, Centro di permanenza temporanea, 2007; ALESSANDRA SPRANZI, Il viaggio, 2004; NICO VASCELLARI, Nico & The Vascellaris, 2005; ITALO ZUFFI, Perimetro, 2000.

La giuria di qualità del premio è composta da Andrea Bruciati, presidente della commissione, Matteo Bergamini, giornalista e critico d’arte, direttore responsabile della rivista Exibart, Ilaria Ester Bonacossa, storica dell’arte recentemente nominata direttrice del MAD, Museo Nazionale dell’Arte digitale di Milano, Cristiana Collu, dal 2015 direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, e Massimiliano Tonelli, attualmente direttore editoriale della rivista Artribune, da lui stesso fondata nel 2011.

Le opere in concorso sono visibili fino al 13 novembre 2022 nello spazio multimediale Kaleidoscope di Villa Adriana nell’ambito del terzo episodio espositivo di Vita Nova: arte in Italia alla luce del nuovo millennio, che prevede una ricognizione sull’arte italiana in via di storicizzazione dal 1990 al 2010.

Fra le problematiche urgenti indagate dal video e che ne hanno decretato l’interesse da parte della Giuria: “Risulta di certo la grande attualità di un’opera che, seppur realizzata 15 anni fa, rimane purtroppo ancora oggi di cogente interesse, perché scava all’interno del senso di colpa di noi occidentali. Di certo la riflessione si estende alle radici intese non solo come un’esperienza privata drammatica, ma come condizione esistenziale condivisa da un’umanità instabile, senza più saldi vincoli di appartenenza, dove discriminatorio resta da che parte del mondo si nasce. Crudo nella tragica semplicità del suo linguaggio, risulta un’opera classica per l’immediatezza comunicativa e l’essenzialità formale con cui è concepita”, dichiara Andrea Bruciati.

Info

ADRIAN PACI 

Adrian Paci è nato nel 1969 in Albania e vive e lavora a Milano. Ha studiato pittura all’Accademia delle Arti di Tirana e suo insegnante è stato Edi Rama. Nei suoi lavori Adrian Paci usa diversi linguaggi realizzando dipinti, sculture e video. Una sua serie è costituita da quadri realizzati a partire da fotogrammi de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, poi confluiti nell’istallazione Cappella Pasolini. I temi dell’esilio, della lontananza, del distacco ricorrono in molte sue opere. Ha esposto c   i suoi lavori in tutto il mondo, da Milano a Zurigo, da Los Angeles a Stoccolma, Tel Aviv, Amsterdam, Istanbul, Londra, New York.

 Centro di permanenza temporanea, 2007, Video, Color, Sound, 4’32”, 16/9 

Courtesy of the artist and Kaufmann Repetto Milano/New York and Galerie Peter Kilchmann

 Aeroporto di San Jose, California: un gruppo di migranti va in fila verso la scala di un aereo. La

telecamera si avvicina ai loro volti scrutando i loro sguardi persi all’orizzonte, le rughe della

pelle, i dettagli del loro abbigliamento quasi fosse l’occhio di un’autorità sovrannaturale o semplicemente doganale che li ispeziona. A poco a poco la scala si riempie di persone che si ammassano sempre più; unico piccolo problema: non c’è alcun aereo. I migranti rimangono bloccati sulla scala isolata al centro dell’aeroporto: non sono più dove erano, ma non hanno destinazione, sono in un limbo. La loro condizione esistenziale è quella di restare sospesi, in un luogo indefinito, immobili comparse di un destino impossibile mentre dietro di loro atterrano e arrivano aerei, ignari del dramma che si sta perpetuando.